Ondate di calore, siccità, aumento della diffusione di malattie infettive: il cambiamento climatico sembra essere sempre più una minaccia anche per la salute
Vivere in un mondo mediamente più caldo, con condizioni climatiche più estreme, avrà effetti non solo sul clima e sull’ambiente naturale, ma anche sulla salute pubblica. Gli esperti parlano spesso di una maggiore diffusione di malattie infettive, ondate di calore, malnutrizione ed anche effetti psicologici, tra le conseguenze del cambiamento climatico in atto a cui saranno esposti le popolazioni e anche i sistemi sanitari dei paesi più ricchi potrebbero essere messi a dura prova.
Secondo il programma europeo di osservazione delle dinamiche terrestri “Copernicus”, che misura e registra le variazioni di temperatura a livello globale, il mese di luglio 2020 è stato il terzo più caldo mai registrato (i precedenti sono stati, rispettivamente, luglio 2016 e luglio 2019). Anche giugno 2020 ha fatto registrare un ennesimo record, con temperature a livello globale di 0,5 gradi Celsius al di sopra della media registrata nello stesso mese nel periodo dal 1981 al 2010. Questi pochi dati confermano una tendenza di riscaldamento globale in atto su gran parte del pianeta.
Anche se la singola variazione può sembrare minima, essa può comunque esercitare effetti estremamente importanti sulla nicchia ecologica che ospita gli esseri umani. Oggi sappiamo che, senza una drastica riduzione delle emissioni che contribuiscono all’effetto serra, la temperatura media percepita potrebbe alzarsi di 7,5 gradi Celsius: ciò significa che in aree sempre più estese del nostro pianeta le condizioni climatiche cambieranno molto rispetto a quelle in cui finora la nostra società è cresciuta e ha prosperato.
La conferma arriva da un recente studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Science, intitolato “Future of the human climate niche”, dove si legge che l’essere umano ha praticamente vissuto in una nicchia ecologica ristretta le cui caratteristiche ora potrebbero cambiare rapidamente, esponendo un terzo della popolazione mondiale a condizioni difficilmente compatibili con la vita.
Le nuove generazioni le più colpite
Ciò comporterebbe una migrazione mai registrata prima, con tutte le conseguenze sociali ed economiche che possiamo immaginare. Ma saranno le nuove generazioni a essere le più penalizzate dai cambiamenti climatici: i bambini di oggi infatti saranno particolarmente vulnerabili alle malattie favorite dal nuovo clima, dall’esposizione al calore e dall’inquinamento atmosferico.
Secondo l’annuale pubblicazione di Lancet intitolata Countdown 2019, che fa il punto sugli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute a livello globale, senza un’azione drastica per ridurre le emissioni tali impatti si faranno sentire per tutto il corso della vita dei bambini che nascono oggi, condizionandone sia la qualità sia la durata: vivranno in un mondo che sarà almeno quattro gradi più caldo della media preindustriale e in cui quindi le rese agricole saranno minori, come già sta accadendo e come si è registrato negli ultimi trent’anni circa: meno mais, meno frumento, meno riso. Da sottolineare che anche il cibo che coltiveremo sarà meno nutriente. Alcune colture, a causa degli elevati livelli di CO2 in atmosfera, registreranno un calo nel contenuto di proteine, ferro e zinco delle principali colture come grano, riso e soia.
Nel quadro piuttosto preoccupante, delineato dal rapporto di Lancet, si prevede anche un incremento nelle prossime decadi dell’inquinamento atmosferico, dovuto in particolare a diversi tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia e della legna per il riscaldamento domestico. I livelli pericolosi di particolato fine, come il PM2,5, potrebbero causare migliaia di vittime ogni anno, con perdite economiche e costi sanitari che potrebbero raggiungere i 129 miliardi di euro all’anno solo in Europa.
Più eventi estremi avranno effetti sulla salute mentale?
Dobbiamo poi tenere in considerazione la correlazione tra cambiamenti climatici ed eventi estremi, il cui numero e durata sono previsti in aumento in un pianeta più caldo. Già in 152 paesi su 196 c’è stato un incremento del numero di persone esposte agli incendi dal 2001 al 2004 e nel 2018 si è registrato un record di 220 milioni di persone, di età superiore a 65 anni in tutto il mondo, che sono state esposte alle ondate di calore. Il benessere mentale può essere influenzato da questi eventi estremi?
Alcuni studi hanno rilevato che l’esperienza di eventi meteorologici estremi è associata a una maggiore incidenza di depressione, disturbo da stress post-traumatico e ansia. Per l’insieme degli effetti che i cambiamenti climatici possono avere sulla salute, è particolarmente importante rafforzare i sistemi sanitari, in modo che possano far fronte anche a situazioni d’emergenza completamente inedite. Il pianeta infatti è in continuo mutamento, e l’attuale pandemia che stiamo tuttora vivendo è qui a ricordarcelo.
Rudi Bressa